PD, un altro consigliere dice no a de Magistris
C'era da aspettarselo che la scelta di Alessia Quaglietta, consigliere pd della città metropolitana, di rinunciare alla delega ai Regolamenti che le era stata assegnata dal sindaco de Magistris, aprisse uno squarcio e rompesse un fronte. Troppe e troppo forti sono state infatti le critiche nel Partito democratico per la decisione di accettare deleghe dal sindaco che prefigurano, di fatto, un accordo politico per il governo dell'ex Provincia di Napoli. Anche perché ai 7 consiglieri democratici di Santa Maria la Nova sono state assegnate deleghe molto pesanti e politicamente rilevanti: dai Fondi europei ai lavori pubblici, dalla Risorsa Mare ai Trasporti fino al Grande progetto di Pompei. Insomma, eccezion fatta per il Bilancio e la Scuola, tutto quello che conta. Troppo, per non scatenare la bagarre nel già teso mondo del Partito democratico. E così, dopo Alessia Quaglietta, che è l'unico consigliere comunale eletto a Napoli, anche Giovanni Varchetta a cui de Magistris aveva assegnato la delega alla Salute, qualità della vita e Avvocatura ha fatto un passo indietro rinunciando all'incarico del sindaco di Napoli. «Ho maturato la decisione di non accettare la delega in Città metropolitana — spiega Varchetta — nelle condizioni date, chiedendo nuova riflessione nel partito sulle modalità del rapporto con de Magistris». Varchetta spiega di aver preso questa decisione «in ragione della contrapposizione di de Magistris mette in campo ogni giorno nei confronti del governatore De Luca, di Renzi e di quando minaccia la disobbedienza civile nei confronti della Regione e del Governo. Ci sarebbe bisogno, invece, di una convergenza vera di carattere istituzionale che vada in direzione dei territori amministrati. Sarebbe utile quindi azzerare la decisione e riattivare il ragionamento». Varchetta, che è consigliere comunale a Carbonara di Nola, comune ai confini con la provincia di Caserta, sottolinea il dissenso espresso «da figure di alto profilo come De Luca, il segretario reggente Orfini o il ministro Martina». Critiche alle quali si è aggiunta ieri, ma solo in ordine di tempo — dopo quelle già mosse dalla deputata Valeria Valente, candidata contro de Magistris alle Comunali e del Parlamentare europeo Andrea Cozzolino — quella del deputato Leonardo Impegno: «Continuo a sostenere che l'accordo tra il Pd di Napoli e de Magistris per la città metropolitana sia una follia. E non solo il solo», ha detto Impegno «Eppure — è stato il suo ragionamento — il segretario del Pd di Napoli insiste, parla di scelta "di natura istituzionale". In realtà siamo di fronte ad un autogol. L'ennesimo. Il Pd a Napoli deve tornare ad essere credibile. Va liberato da quelle pratiche consociative e trasformiste che non lo rendono una seria ed autorevole alternativa a chi vuole "derenzizzare" la città. Ed allora non posso che ritenere l'accordo con de Magistris una scelta anomala e perdente».
Intanto, sembra proprio che nelle prossime ore, al massimo dopo le festività di Pasqua, altri esponenti del Pd in Città metropolitana possano rinunciare alle deleghe di de Magistris. Perché la contraddizione politica è esplosa con forza, diventando per il Pd un caso nazionale che ha fatto arrabbiare tutti: sia i renziani che gli oppositori dell'ex premier interni al Pd.
Paolo Cuozzo
Corriere del Mezzogiorno (Campania)
14 apr 2017