Tra memorie e stenti di guerra

La settimana dal 18 al 24 maggio è stata caratterizzata nel territorio da varie manifestazioni sul centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Tra le altre, la presentazione a Carbonara del libro Sul filo della memoria, in cui i due autori, Claudio Acciari e Pietro Damiano riportano alla luce le storie dei cittadini caduti in guerra: 14 nella prima, 14 nella seconda, uno nella guerra coloniale in Etiopia. All'interno di una sobria cornice in cui sono descritti gli eventi fondamentali del contesto storico i giovani soldati di allora trasmettono ai giovani di oggi storie di sangue, massacri, violenze, fame, freddo, malattie di cui sono state vittime senza un perché. Nella seconda parte del libro è trascritto dall'originale a mano un taccuino di memorie del soldato Gaetano Iannicielli (1915-2004) che, nel raccontare gli anni di internamento in un campo di prigionia tedesco, offre al lettore non solo dati di una esperienza vissuta direttamente ma anche motivi di riflessione che permettono di svelare nude verità rispetto alle informazioni, "manipolate", ufficiali: ad esempio, le colpe e il tradimento degli ufficiali che abbandonano le truppe dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943; l'odio per i nemici, insegnato dai padri, che viene messo in discussione dalla scoperta dell'umanità dei tedeschi, suoi compagni di lavoro in fabbrica; e soprattutto la condizione e i sentimenti di persone ridotte ad uno stato animale: incertezza, dubbio, timori, speranze, desiderio,
rabbia, sospensione, degrado, una tensione che acuisce ogni stimolo sensoriale fino al crollo psicofisico.
Particolare inquietante ed ossessivo: un orologio in fabbrica che Gaetano guarda continuamente nelle sue 12 ore di lavoro con solo mezz'ora di pausa: "era molto lunga andare alle diciassette di sera... era passata solo mezz'ora... mi pareva di trovarmi nel più atroce inferno".

(p. g. s.)
Il Pappagallo, anno XIX, numero 331, giugno 2015, pagina 27

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